La violenza di genere è una piaga della società: è bene dunque conoscere quali strumenti…
Bullismo e cyberbullismo, 7 e 8 febbraio si mobilitano l’Italia e il mondo
Matteo Copia, Comandate di Polizia locale, autore, esperto di problemi di bullismo e cyberbullismo
Lunedì 7 febbraio in Italia si celebra la giornata nazionale contro il bullismo e martedì 8 la giornata mondiale per l’uso responsabile e consapevole di Internet (Safer Internet Day) a cui si associa anche la sensibilizzazione contro il cyberbullismo, un fenomeno che dal 2020 al 2021, anche a causa del Covid e del lockdown, ha avuto un incremento del 50 percento dei casi a livello nazionale. Abbiamo chiesto un contributo su questo tema a Matteo Copia, Comandante della Polizia locale di diversi enti locali e oggi del Comune di Treviolo, autore del libro #APPeal: Il fascino della rete, da anni attivo nelle scuole per affrontare temi quali la cultura del limite, il rispetto delle diversità, il potere delle fake news, la lotta al bullismo e al cyber-bullismo.
Lunedì e martedì si celebrano le giornate mondiali contro il bullismo e il cyber bullismo. Ho provato a chiedere alle studentesse e agli studenti della scuola secondaria e degli istituti superiori cosa intendessero per bullismo e le risposte più frequenti sono state: prevaricazione, discriminazione, violenza, sopraffazione, isolamento; in effetti, tutti ingredienti che da tempo rimbombano con triste quotidianità tra i nostri mezzi d’informazione e distinguono le notizie a cui diamo più attenzione, a discapito dei reati consumati dagli adulti che quasi non destano più interesse.
I giovani sembrano pervasi da una improvvisa quanto devastante rabbia priva di precedenti; qualcuno dà la colpa alle famiglie, altri alla clausura da Covid19, altri ancora si limitano a condannare direttamente la famigerata Generazione Z. Qualcuno di loro sembra sentirsi inadeguato, altri sono sfrontati, ma per tutti la vera soddisfazione non sta nel commettere qualcosa, ma nel condividerlo in rete.
Diciamolo: il bullismo c’è e c’è da sempre! Ciò che ai giovani e giovanissimi sfugge è che, con altrettanta longevità, vive il Diritto! D’altronde, “Bullismo” è solo l’etichetta di un profondo contenitore di atti ritenuti giuridicamente illeciti, già presenti nel nostro Codice Penale e, ahi loro, all’occorrenza contestabili ai responsabili dei singoli atti.
Di norma, a questo punto, ci si lascia trasportare dal giudizio e si sposta colpevolmente il mirino, così come preannunciato, sulla famiglia e sulle istituzioni.
Il momento storico è molto particolare e la partita si gioca su più tavoli: l’autonomia per cui lottano quotidianamente gli adolescenti, il tumultuoso e reattivo distacco dal proprio nido, la multiculturalità a cui non siamo forse preparati, le infinite sfaccettature celate dai nostri figli. Alzi la mano chi non ha mai commesso qualcosa di trasgressivo o non ha mai nascosto qualcosa ai propri genitori. Un tempo ci si avventurava verso aree non presidiate dagli adulti, oggi c’è anche la rete, una rete fatta di nicknames, doppi e tripli profili su infinite piattaforme, chat con messaggi a scomparsa, avatar ed haters. Il più delle volte la Famiglia non ha tutti gli strumenti per comprendere, intervenire e risolvere, deve essere aiutata. A poco serve coprire le malefatte del proprio figlio o della propria figlia e non voler guardare il problema. Ritengo, però, che sarebbe sbagliato incolpare i genitori del bullo, sarebbe forse corretto ritenere responsabili coloro i quali reagiscono alla notizia delle malefatte dei propri figli negandole, minimizzando, mettendo in dubbio il “sistema” di controllo a cui il proprio figlio viene affidato nel momento stesso in cui esce di casa o si connette alla rete.
Quanto alle Istituzioni, ritengo che ogni sanzione rappresenti una piccola quotidiana sconfitta. Sono necessarie, sia chiaro! Ma prima di agire è necessario fissare obiettivi di comunicazione intergenerazionale, è doveroso ascoltare ciò che i giovani hanno da dire e trasmettere loro il valore di parole chiave quali RESPONSABILITA’, COLPEVOLEZZA, RISPETTO; perché i comportamenti contro la morale comune non smetteranno mai, ma la crescita sarà vera se costituita da una consapevolezza fatta di atti riparatori e non meramente risarcitori.