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I tre (o quattro) domicili digitali italiani
Cosa è il domicilio digitale
L’istituzione del domicilio digitale nasce per semplificare il rapporto tra la pubblica amministrazione, le imprese, i professionisti e i cittadini. Tutte le comunicazioni trasmesse a un domicilio digitale producono, dalla spedizione al ricevimento, gli stessi effetti giuridici di una raccomandata con ricevuta di ritorno: la data e l’ora di trasmissione e ricezione del documento informatico sono opponibili ai terzi.
Quando nasce il concetto di domicilio digitale
Il domicilio digitale nasce con il Decreto legislativo 07-03-2005, n. 82, Codice dell’amministrazione digitale, che all’articolo 6 individua tre tipi di domicilio digitale:
- delle imprese e dei professionisti
- delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di servizi pubblici
- delle persone fisiche
Quali sono i domicili digitali
Come abbiamo appena visto, in Italia ci sono più domicili digitali, ognuno con differenti modalità di costituzione e di gestione.
Il domicilio digitale delle imprese e dei professionisti (https://www.inipec.gov.it), denominato INI-PEC, nasce per favorire la presentazione di istanze, dichiarazioni e dati, nonché lo scambio di informazioni e documenti in modalità telematica tra le imprese, i professionisti e la pubblica amministrazione. È istituito con il Decreto legislativo 07-03-2005, n. 82, art. 6-bis e gestito dal Ministero per lo Sviluppo economico avvalendosi delle strutture informatiche delle Camere di commercio.
Il domicilio digitale delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di servizi pubblici (https://indicepa.gov.it), denominato IPA, nasce per rendere pubblici i riferimenti telematici delle pubbliche amministrazioni, dei gestori dei pubblici servizi e delle società a controllo pubblico per la trasmissione di comunicazioni, lo scambio di informazioni e l’invio di documenti con valore legale. È istituito con il Decreto legislativo 07-03-2005, n. 82, art. 6-ter e gestito dall’ Agenzia per l’Italia Digitale (AgID).
Il domicilio digitale delle persone fisiche, dei professionisti e degli altri enti di diritto privato (https://domiciliodigitale.gov.it), denominato INAD, nasce per consentire ai cittadini di ricevere tutte le comunicazioni ufficiali della pubblica amministrazione. È istituito con il Decreto legislativo 07-03-2005, n. 82, art. 6-quater e gestito dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) avvalendosi delle strutture informatiche delle Camere di commercio.
Esiste inoltre la possibilità di eleggere anche un domicilio digitale speciale per determinati atti, procedimenti o affari, come previsto dal Decreto legislativo 07-03-2005, art. 3-bis, comma 4-quinquies.
Domicili digitali e principio del Once only
L’istituzione dei domicili digitali è molto importante perché aumenta l’efficienza della pubblica amministrazione, riducendo i costi a carico dei cittadini e dello Stato. Si pensi per esempio alla riduzione di costi (risparmio dei tempi, eliminazione dei supporti cartacei, riduzione degli oneri economici) tra una notifica di una contravvenzione effettuata mediante raccomandata e quella effettuata attraverso una comunicazione al domicilio digitale mediante il servizio SEND per la gestione delle notifiche digitali.
Affinchè i domicili digitali generino questi benefici è però fondamentale che tutti siano utilizzabili nei processi digitali coerentemente al principio del “Once only” (cittadini, istituzioni e aziende devono poter fornire le informazioni alle autorità e alle amministrazioni solo una volta). In questo momento nella Piattaforma digitale nazionale dati (PDND), attraverso la quale il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) prevede venga attuato questo principio, sono disponibili solo i servizi relativi al domicilio digitale INAD.
L’utilizzo aperto dei domicili digitali
Il Codice dell’amministrazione digitale dispone una gestione digitale delle banche dati dei domicili digitali che sia:
- in formato aperto
- consultabile online da chiunque
- accessibile senza autenticazione
- scaricabile mediante download
- utilizzabile gratuitamente dalle pubbliche amministrazioni, poiché non deve generare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica
In altri paesi dell’Unione europea (per esempio Francia, Germania, Inghilterra, Belgio, Lituania, Bulgaria) è già possibile consultare i dati relativi alle imprese in formato aperto, sia scaricandoli dai siti istituzionali, sia accedendo alle banche dati attraverso servizi online.