I pagamenti elettronici stanno crescendo nel nostro Paese in modo significativo, nonostante l’Italia non abbia…
Servizi pubblici digitali, burocrazia e PMI: a che punto siamo in Italia
di Giuseppe Aquino e Paola Consonni
L’analisi in breve
Il recente report della CGIA di Mestre denuncia un problema significativo per le PMI italiane: i costi elevati legati alla burocrazia, stimati in 80 miliardi di euro annui. L’Italia è tra i Paesi europei meno efficienti nell’offerta di servizi pubblici digitali, il che si traduce in lunghe attese e complicazioni nell’ottenimento di permessi e autorizzazioni. Molti imprenditori e cittadini vedono queste pratiche come un “incubo”, caratterizzato da carte, timbri e attese infinite agli sportelli.
L’inefficienza burocratica non solo ostacola le imprese ma impatta negativamente anche sull’economia nazionale. Un’indagine OCSE rileva che il 73% degli imprenditori italiani percepisce la burocrazia come un ostacolo, una percentuale più alta rispetto alla media europea, e superata solo da Francia, Grecia e Slovacchia. Un’altra analisi, il Regional Competitiveness Index, mostra che le zone con una pubblica amministrazione più efficiente, come il Nord Italia, godono di una produttività aziendale maggiore rispetto al Sud, dove la lentezza burocratica, la sanità e le infrastrutture inadeguate limitano la competitività locale.
Per migliorare questa situazione, la CGIA propone una serie di interventi, come la semplificazione delle normative, una maggiore informatizzazione, il dialogo tra le banche dati pubbliche e la possibilità di gestire le pratiche esclusivamente online.
Alcune riflessioni
Se da una parte è innegabile come la burocrazia abbia il suo peso, acuito nel caso di servizi e adempimenti non del tutto digitalizzati, e i suoi impatti in termini economici sul tessuto imprenditoriale, dall’altra parte i temi della digitalizzazione e della burocrazia sono presenti nell’agenda politica degli ultimi vent’anni.
Molto è stato fatto o è tuttora in fase di implementazione, tra cui anche alcune soluzioni proposte dalla CGIA di Mestre come l’interoperabilità tra banche o la possibilità di gestire esclusivamente le pratiche online in modalità digitalizzata.
Si ricorda in particolare il Decreto del Presenti della Repubblica del 07/09/2010 n. 160, che prevede l’obbligo di trasmissione telematica di domande e comunicazioni riguardanti le attività produttive.
Anche dal punto di vista degli adempimenti fiscali e giuslavoristici riguardanti le imprese possiamo asserire di essere presenti in un sistema pienamente digitalizzato o comunque telematizzato (basti pensare alla modalità di invio telematico di comunicazioni riguardanti assunzioni, cessazioni di rapporto di lavoro o la gestione della fiscalità).
Se si sposta invece lo sguardo dalle imprese (focus dell’analisi della CGIA di Mestre) ai cittadini, in questo caso ovviamente non è previsto un obbligo esclusivo per l’invio di domande e comunicazioni in modalità esclusivamente telematica, ma assistiamo a differenti casistiche che vanno dalle Amministrazioni Centrali quasi completamente digitalizzate (pensiamo al cassetto fiscale, all’invio della dichiarazione precompilata o ai servizi dell’INPS) fino alle Amministrazioni Locali che vedono situazioni a macchia di leopardo (Comuni virtuosi e digitalizzati da una parte e Comuni meno digitalizzati dall’altra) che dovrebbero essere in fase di superamento grazie anche alla spinta del PNRR.
Se da una parte è assolutamente corretto evidenziare quello che non funziona nel nostro Paese, dall’altra parte rimarcare continuamente la carenza di servizi digitali e la lentezza della burocrazia rischia di far dimenticare i grandi passi avanti fatti nell’ultimo decennio.
Bisognerebbe invece indagare i motivi sia delle “best practice”, sia dei “worst cases” per circostanziare gli elementi negativi e i colli di bottiglia, in modo da individuare e implementare soluzioni mirate e puntuali calate sul singolo contesto locale.
In alcuni casi potremmo trovarci di fronte alla mancanza di servizi digitali, in altri potremmo avere dei servizi digitali implementati completamente ma penalizzati da carenze formative, di organico o anche solo da strumenti gestionali informatici che impattano notevolmente sui tempi di rilascio delle autorizzazioni o di gestione delle istanze.
In altri casi ancora potremmo avere una perfetta integrazione tra front office e backoffice dei sistemi utilizzati dalle PA ma trovarci di fronte a un processo che potrebbe essere semplificato o eliminato del tutto. Il problema non sarebbe quindi negli strumenti: gli impatti negativi deriverebbero dall’esistenza di un particolare adempimento che potrebbe essere superato tra interoperabilità tra banche dati o altre soluzioni.
Sfortunatamente non esistono soluzioni semplici a problemi complessi ma spesso è fondamentale contestualizzare, circostanziare e individuare le cause per poter implementare strategie e soluzioni in grado di generare nel medio periodo impatti positivi.