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Lo stato civile diventa digitale: i vantaggi per i cittadini e la pubblica amministrazione

Lo stato civile diventa digitale, rendendo la gestione dei processi comunali più efficienti e semplificando la richiesta di certificati da parte dei cittadini.

Cos’è lo stato civile

Istituito con il Regio decreto del 15/11/1865, n. 2602, lo stato civile è lo status di un cittadino che si determina nel corso della sua vita per un fatto o una manifestazione di volontà: nascita, matrimonio, unione civile, morte e cittadinanza. Tutti questi eventi sono certificati dai pubblici ufficiali e iscritti nei registri dello stato civile.

La gestione delle informazioni relativo allo stato civile è avvenuta fino a oggi in modo analogico, seguendo processi organizzativi e canali comunicativi non standardizzati.

La transizione digitale dell’archivio nazionale di stato civile

Con l’articolo 62 del Decreto legislativo 07/03/2005, n. 82 “Codice dell’amministrazione digitale” è istituita l’anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), che deve contenere anche l’archivio nazionale informatizzato dei registri di stato civile gestiti dai Comuni.

Per dare attuazione al Codice dell’amministrazione digitale, con il Decreto del Ministero dell’interno 18/102022 sono definite le modalità per la completa informatizzazione dei registri dello stato civile ed è istituito l’archivio nazionale di stato civile (ANSC).

L’ANSC è una banca dati nazionale digitale, unificata e centralizzata, all’interno della quale i Comuni potranno gestire le operazioni di stato civile (iscrizione, trascrizione, annotazione e conservazione degli atti nei registri) e i cittadini ottenere online certificati con piena valenza giuridica.

L’obiettivo della gestione digitale dello stato civile è riorganizzare e razionalizzare i processi degli enti locali e rafforzare la comunicazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini, riducendo i divari territoriali all’interno del Paese.

Un posto nel PNRR

All’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), la Missione 1, Componente 1, Investimento 1.4 “Servizi e cittadinanza digitale”, la Misura 1.4.4 “Rafforzamento dell’adozione delle piattaforme nazionali di identità̀ digitale (SPID, CIE) e dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR)” prevede l’evoluzione della piattaforma dell’ANPR per la gestione anche dei servizi di stato civile.

Per dare attuazione a questa misura, il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri ha pubblicato un avviso per promuovere e accelerare il processo di ingresso in ANSC da parte dei Comuni, mettendo a disposizione un finanziamento di 50 milioni di euro.

Il ruolo dei Comuni

I Comuni sono i luoghi dove nascono e si modificano le informazioni dello stato civile, attraverso le comunicazioni ricevute dai cittadini o da altre organizzazioni (per esempio ospedali), e sono gli attori fondamentali del processo di transizione digitale degli archivi nazionali.

Gli enti locali dovranno aderire all’ANSC entro 18 mesi dalla comunicazione del Ministero dell’Interno relativa alla disponibilità del servizio, avvenuta il 31/10/2023. La normativa prevede che i documenti analogici già esistenti rimangano conservati in modo cartaceo e che i Comuni chiudano i registri cartacei con un apposito verbale il giorno precedente l’adesione.

Come previsto dall’articolo 5 del Decreto del Ministero dell’interno del 18/10/2022, i Comuni potranno gestire l’iscrizione, la trascrizione e l’annotazione degli atti nei registri di stato civile in due modi:

  • continuando a utilizzare i software già presenti, opportunamente integrati con ANSC
  • mediante un’applicazione online dedicata, disponibile gratuitamente

Le semplificazioni per i cittadini

Grazie all’ANSC i cittadini potranno ottenere online in modo semplice i certificati di stato civile, eliminando così i tempi di attesa presso gli sportelli comunali.

È comunque importante approfondire con precisione come avverrà la firma elettronica degli atti di stato civile nelle dichiarazioni rese dai cittadini, sia rispetto all’effettivo possesso di uno strumento di identità digitale adeguato, sia rispetto ai casi in cui la formazione dell’atto avvenga fuori al Comune e, quindi, con possibili difficoltà nella sua redazione digitale.

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