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Tutela dei diritti del cittadino in ambito sanitario: cosa cambia con l’identità digitale

Virginia Alongi e Giovanni Bonati, articolo scritto in occasione del convegno “I servizi di identità elettronica: regole e nuove applicazioni”, tenuto presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma il 26 giugno 2024.

I diritti costituzionali dei cittadini

La Costituzione della Repubblica italiana, entrata in vigore il 01/01/1948, all’articolo 32 afferma il dovere dello Stato di tutelare la “salute” come diritto fondamentale dell’individuo e allo stesso tempo nell’interesse della collettività, garantendo le cure necessarie anche a chi si trova in condizioni di povertà.

In questa prospettiva multidimensionale, lo Stato ha il compito di promuovere la salute pubblica nel rispetto delle norme sanitarie internazionali, considerando che il benessere psicofisico dell’individuo, nelle diverse proiezioni del proprio status (cittadino, paziente, assistito, soggetto indigente), contribuisce a sua volta a generare il benessere della collettività, quale formazione sociale dove egli stesso svolge la sua personalità, secondo il principio fondamentale dell’inviolabilità dei diritti, sancito all’articolo 2 della Costituzione.

I diritti europei dei pazienti

La Direttiva europea 2011/24/EU del 09/03/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla mobilità transfrontaliera le norme e i regolamenti connessi sottolineano la necessità di tutelare l’assistenza sanitaria dei cittadini su tutto il territorio europeo.

Il principio cardine della Direttiva è quello di “non discriminazione” sulla base del quale gli Stati europei devono garantire l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini in modo transfrontaliero, il rimborso delle spese sanitarie sostenute, la qualità e la sicurezza delle cure sulla base del principio di “equivalenza” delle stesse erogate nello Stato membro diverso da quello di affiliazione del cittadino e, più in generale, la tutela dei diritti sanitari dei cittadini che si realizza attraverso la cooperazione tra gli Stati membri.

A livello europeo si inizia così a porre l’attenzione sulla disponibilità e sull’accessibilità dei dati sanitari anche allo scopo di monitorare la qualità e la sicurezza delle cure, dando la possibilità al cittadino paziente di muoversi tra Stati membri e scegliere dove, come e quando curarsi, sulla base di dati certi, disponibili e accessibili, elaborati sulla base di indicatori e modelli standard.

L’assistenza sanitaria online e l’identità digitale del paziente

Nella Direttiva 2011/24/EU l’Unione europea si impegna (articolo 12) a sostenere e facilitare la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri attraverso una rete volontaria in grado di collegare le autorità sanitarie nazionali. Si introduce (articolo 14), inoltre, il concetto di “assistenza sanitaria online” e la necessità di individuare misure specifiche per identificare in modo digitale i cittadini che accedono alle cure.

Grazie alla rete sanitaria digitale, all’interoperabilità delle procedure e all’identificazione sicura del cittadino si sostiene la possibilità di garantire al paziente un’assistenza continuativa di elevata qualità.

Già la Direttiva 2011/24/EU, recepita in Italia dal Decreto legislativo 04/03/2014, n. 38, individua la necessità di definire un elenco di dati che devono essere inseriti nei fascicoli sanitari dei pazienti e che possono essere scambiati tra i professionisti sanitari per garantire la continuità delle cure e la sicurezza del paziente. Si stabilisce inoltre che gli Stati membri definiscano adeguate misure condivise per l’identificazione e l’accesso transfrontaliero ai dati sanitari da parte dei cittadini.

L’identità digitale per l’accesso a servizi, documenti e banche dati

Dal 2011 a oggi assistiamo a una stratificazione di norme, regolamenti, atti di indirizzo, programmi e progetti europei all’interno dei quali l’identità digitale del paziente diviene l’elemento centrale.

In questo contesto, la principale iniziativa dell’Unione europea finalizzata a facilitare la condivisione elettronica e sicura delle informazioni sanitarie tra gli Stati Membri è  “MyHealth@EU”, grazie alla quale, già dal 2015,  si stanno sviluppando strumenti per permettere ai cittadini europei di usufruire dell’assistenza sanitaria nel Paese in cui si recano in viaggio nello stesso modo in cui ne usufruiscono nel Paese di residenza.

Uno di questi strumenti è il nodo di interscambio (National Contact Point for eHealth) tra i Paesi europei dei dati contenuti nei Fascicoli sanitari elettronici, che avviene attraverso l’infrastruttura dei servizi digitali sanitari (eHealth Digital Service Infrastructure). Si prevede che siano scambiate, con il consenso dell’assistito, le informazioni relative alle prescrizioni elettroniche e al profilo sanitario sintetico contenuto nel Fascicolo sanitario elettronico.

L’accesso al Fascicolo sanitario elettronico da parte dei cittadini avviene attraverso l’identità digitale: sistema pubblico di identità digitale (SPID), carta di identità digitale (CIE), tessera sanitaria (TS-CNS) e, in futuro, il Wallet, dove si potrà anche prenotare visite, pagare ticket, richiedere rimborsi in modo.

Le strategie europee

L’identità digitale diventa così l’elemento principale su cui fondare l’accesso ai servizi, ai documenti e alle banche dati sanitarie sulle quali si fondano le più importanti strategie europee.

La strategia dei dati europea

L’European data strategy, approvata il 19/02/2020, pone l’accento sulla necessità di mettere il cittadino al centro nello sviluppo della tecnologia, nella difesa e nella promozione dei valori e dei diritti europei nel mondo digitale. Questa strategia pone le basi per la creazione di spazi comuni europei di dati necessari per lo sviluppo dell’economia e della società.

Il regolamento per l’equo accesso ai dati

Il Regolamento per l’accesso equo ai dati e il loro utilizzo (Data act), approvato il 13/12/2023 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, ha l’obiettivo di rendere disponibili il maggior numero di dati possibili e definire le modalità di accesso e di utilizzo, con significative implicazioni sul settore sanitario, caratterizzato dal forte impiego di tecnologie che generano e raccolgono dati.

Lo spazio europeo dei dati sanitari

Il Regolamento per la costituzione di uno spazio europeo dei dati sanitari (European Health Data Space, EHDS), la cui proposta è stata approvata il 24/04/2024 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, ha l’obiettivo di consentire ai cittadini di assumere il controllo dei propri dati sanitari e di agevolare il loro scambio per facilitare l’erogazione dell’assistenza sanitaria in tutta l’Unione e rispetto al quale, vi è particolare attenzione, anche da parte del nostro Paese, in ragione delle implicazioni in materia protezione dei dati e cybersicurezza.

Verso il Wallet europeo

Come abbiamo visto, le strategie europee sull’utilizzo dei dati sanitari hanno posto le basi per la realizzazione di servizi transfrontalieri quali il Fascicolo sanitario europeo, che consentirà al cittadino, già dalle prime fasi di entrata a regime per tutti gli Stati membri, di esibire una ricetta elettronica in ogni Stato e agli operatori sanitari di consultare il suo profilo sanitario sintetico.

La realizzazione di questi ecosistemi europei impone un’attenzione particolare ai risvolti etici, giuridici e tecnici sulle architetture informatiche in grado di mettere a disposizione della collettività un insieme di dati sanitari, sia individuali, per la tutela del diritto alla salute del singolo, sia strategici, per le finalità tipiche di tutela della salute pubblica in una dimensione transfrontaliera

Parallelamente, è necessario considerare come, se da un lato aumentano i servizi sanitari digitali, dall’altro cresce il rischio di un allargamento del digital divide, ovvero il divario tra coloro che conoscono e utilizzano i servizi digitali della pubblica amministrazione e chi ne rimane escluso per ragioni economiche, sociali, culturali, ambientali. Da questo punto di vista, diventa necessaria l’attuazione di politiche per l’inclusione digitale dei cittadini, con l’obiettivo di raggiungere il target previsto dall’Europa, ovvero il 70% di cittadini digitalmente abili entro il 2026.

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