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Commissione europea

Il primo “Rapporto sullo stato del decennio digitale” della Commissione europea, luci e ombre del contesto italiano

Il Rapporto sullo stato del decennio digitale è una relazione annuale in cui la Commissione europea valuta i progressi con i quali l’Unione europea sta raggiungendo i target per il decennio digitale 2030 e fornisce le raccomandazioni per le azioni necessarie.

Il percorso verso il decennio digitale

Il primo Rapporto sullo stato del decennio digitale è stato pubblicato dalla Commissione europea nel settembre 2023.

Accanto a questo rapporto il programma politico del Decennio digitale 2030 istituisce una serie di strumenti di governance gestiti dalla Commissione europea e dagli Stati membri, rappresentati da:

  • un sistema di monitoraggio strutturato, trasparente e condiviso basato sul Digital economy and society index (DESI) per misurare i progressi verso ciascuno degli obiettivi al 2030
  • tabelle di marcia strategiche per il decennio digitale in cui gli Stati membri delineano le azioni adottate o pianificate per raggiungere gli obiettivi del 2030
  • un meccanismo per supportare l’implementazione di progetti multi-paese rappresentato dal Consorzio europeo per l’infrastruttura digitale

Il quadro generale

Nel recentissimo Rapporto sullo stato del decennio digitale emerge come l’Italia possieda un potenziale digitale non sfruttato che potrebbe contribuire in modo significativo a raggiungere gli obiettivi del decennio digitale dell’Unione europea.

Negli anni recenti l’Italia ha fatto significativi progressi in termini di infrastrutture, ma le sue performance rispetto alle competenze e alla digitalizzazione dei servizi pubblici sono ancora sotto la media dell’Unione europea.

Le competenze digitali

I progressi dell’Italia nella crescita delle competenze digitali rimangono bassi, contribuendo in modo modesto al raggiungimento dei target del decennio digitale: solo il 46% della popolazione possiede competenze digitali di base. Questo rappresenta una minaccia alla possibilità della popolazione di sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, di esercitare i propri diritti di cittadinanza digitale, di poter beneficiare delle politiche di inclusività.

Nonostante sia riconosciuta l’importanza dello sviluppo di nuove competenze e della riqualificazione dei profili lavorativi, il numero di imprese che davvero offrono percorsi formativi ai loro dipendenti è ancora insufficiente. Da questo punto di vista il rapporto evidenzia come l’Italia dovrebbe incrementare i suoi sforzi nello sviluppo delle competenze digitali, sia con percorsi di upskilling che di reskilling.

I servizi pubblici digitali

L’Italia ottiene un punteggio inferiore alla media europea nella disponibilità di servizi pubblici digitali per i cittadini (68 punti rispetto a una media europea di 77) e per le imprese (75 punti rispetto a una media europea di 84) .

Il rapporto riconosce comunque come, nonostante i ritardi accumulati, negli anni recenti siano stati fatti sforzi crescenti in merito a:

  • disponibilità, efficienza e sicurezza delle infrastruttura digitali
  • interoperabilità dei dati e delle informazioni tra pubbliche amministrazioni
  • attuazione del principio del once only
  • diffusione dell’uso dell’identità digitale
  • completamento del sistema della cartella clinica elettronica
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