L’approccio Il modo migliore per approcciarsi all’Intelligenza Artificiale generativa è considerarla come fosse un assistente/aiutante…
Intelligenza artificiale. Dieci cose da sapere
Quale intelligenza artificiale?
Secondo autorevoli ricercatori non si può parlare di “intelligenza” artificiale perché la tecnologia oggi è in grado di risolvere problemi per i quali è programmata, ma non è versatile e intuitiva come gli umani. Come dice la Treccani, questo tipo di intelligenza non ha “ quel complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e adattarsi all’ambiente.”
E, non meno importante, secondo Gardner non esiste un una sola Ai, ma ben nove:
- Intelligenza logico-matematica
- Intelligenza linguistica
- Intelligenza spaziale
- Intelligenza musicale
- Intelligenza cinestetica o procedurale
- Intelligenza interpersonale
- Intelligenza intrapersonale
- intelligenza naturalistica
- intelligenza filosofico-esistenziale
L’intelligenza artificiale arriverà
No, l’intelligenza artificiale è già qui. Quando si fa calcolare una strada a google maps, si utilizza un robot per pulire i pavimenti, si utilizza un’assistente vocale, si sta usando una Ai. L’Ai è già anche un capo, nel senso che i gig worker sono guidati da Ai: è una Ai che assegna un cliente a un dipendente Deliveroo, o a un taxista. I droni in guerra si muovono grazie all’intelligenza artificiale e sono in uso da anni.
L’intelligenza artificiale sbaglia
Tecnicamente parlando, l’intelligenza artificiale non sbaglia. Se si prende ad esempio una calcolatrice ci si aspetta che dia un risultato preciso e deterministico.
Dalla Ai, essendo non deterministica ma probabilistica, non ci si può aspettare che individui correttamente in un’immagine il volto di un gatto al 100%. Quindi se classifica un leone in secondo piano con mezza criniera nascosta come se fosse un gatto, non è un errore nel senso tecnico del termine, ma è una probabilità insita nel modello (ovvero è un gatto al 55% di probabilità).
Il modello probabilistico può quindi essere molto preciso (quindi individuare non gatti come gatti con bassa probabilità, rischiando di lasciare fuori dei gatti) o meno (e quindi individuare tutti i gatti ma anche altri tipi di animali, tipo il leone). La scelta dipende dallo scopo e dalla cultura. Quindi l’algoritmo di per sé non sbaglia, ma l’errore è insito nel modello probabilistico che l’uomo sceglie per l’algoritmo (più preciso, meno preciso).
Anche perché l’algoritmo di intelligenza artificiale non agisce come la calcolatrice nel certo, ma nell’incerto, quindi usa la probabilità come modello matematico per poter prendere decisioni.
L’intelligenza artificiale è senziente
L’intelligenza artificiale non ha una volontà: ad esempio, sceglie la strada migliore su google maps non sapendo di averla scelta. Semplicemente, esegue un compito matematico di ottimizzazione.
Inoltre, l’Ai si divide in quella specialistica e quella generalista. La prima è specializzata in un solo compito (come il robot che gira per casa facendo le pulizie). La seconda è quella che dovrebbe tendere al senziente.
Del resto, le Ai più recenti hanno ricevuto potenziamenti nella capacità di percepire e classificare (modelli esistenti dagli anni ‘80) per la cui implementazione servivano grandi capacità di dati (acquisite dal 2000) e grande capacità di calcolo (arrivare a un livello adeguato a partire dal 2010). Grazie quindi a grandi quantità di dati riescono a imparare come individuare un gatto (sebbene non sappiano che sia un gatto), o a rispondere a una frase scritta in linguaggio umano (sebbene non sappiano cosa voglia dire).
L’intelligenza artificiale ha dei bias
L’Ai ha dei bias, gli stessi che hanno gli umani o che sono presenti nei dati di allenamento o che vengono scelti mediante i parametri dell’algoritmo dai creatori dello stesso.
L’intelligenza artificiale cambierà il mondo del lavoro
L’ha già fatto: Deliveroo, Glovoo, tanti sistemi di assegnazione clienti per i taxi sono basati su Ai. Così come i consigli di video e pubblicità su youtube e persino i post che visualizziamo sui social.
L’Ai può fare diverse cose per il mondo del lavoro:
- assorbire una serie di lavori a bassa specializzazione, rendendoli più efficienti (l’Ai usa sempre lo stesso modello probabilistico) e continuativi;
- assorbire una serie di lavori rischiosi (vedi droni in guerra), sminamento, eccetera;
- potenziare una serie di lavori (ad esempio, un’analisi basata su Ai su una lastra polmonare prima che la veda un radiologo potrebbe dare un supporto al professionista nel suo lavoro);
- creare lavori nuovi associati alla Ai: data scientists, data engineer, robot engineer, ai trainer;
- creare nuovi lavori non specifici relativi alla Ai: ad esempio, supervisore di Ai (come si comportano i miei dipendenti-Ai? Che feedback ricevono dagli utenti?), selezionatore di Ai;
- l’Ai può anche inventare lavori solo per l’Ai, perché risolve problemi per cui l’uomo impiegherebbe un tempo molto maggiore.
L’intelligenza artificiale impara velocemente
L’Ai impara molto più velocemente dell’uomo per due motivi:
- è una macchina. Come una calcolatrice fa la radice quadrata di 223 in un attimo, così l’Ai svolge attività che richiederebbero mesi a un uomo (classificare mille immagini per capire se ci sono dentro gatti) in un attimo.
- lavora con altre macchine. E tutti imparano a velocità-macchina. Spieghiamo con un esempio. Ipotizziamo che domani ci siano in strada un milione di automobili smart, guidate dall’Ai. Ognuna di queste raccoglierà terabyte di dati al giorno che verranno dati all’algoritmo di guida per migliorarsi. L’algoritmo imparerà dai dati inviati da ogni auto, non solo da una.
L’intelligenza artificiale interesserà tutti i settori
Sì, tutti i settori hanno presenza di lavori a basso valore aggiunto sostituibili con l’Ai. E nel tempo progressivamente tutti i settori accumuleranno dati interessanti da analizzare. Sicuramente i più coinvolti come applicazione sono quelli con grandi quantità di dati salvati da sempre.
L’intelligenza artificiale è etica
Come ogni strumento o tecnologica, l’etico dipende dall’uso. Quindi, dipende da fattori esterni.
Del resto, le applicazioni della AI sono molte e il loro livello di comprensione di funzionamento ridotto.
L’intelligenza artificiale: posso fare qualcosa
Sì, prendere atto che è una tecnologia. Come tale, va compresa e utilizzata al meglio. Per diventare persone e professionisti “potenziati” grazie all’Ai, si parla infatti già di “aumented humanity” grazie all’Ai.
Per chi volesse approfondire diventando “amico dell’AI” il governo finlandese ha reso disponibile un corso sull’intelligenza artificiale al link: elementsofai.com, disponibile anche in italiano e completamente gratuito, nell’ambito di un progetto che vuole creare cultura sull’intelligenza artificiale almeno nell’1% della popolazione europea..